Un’interessante intervista al dott. Sergio Pintaudi. Riportiamo di seguito la versione integrale:
Il dott. Pintaudi ha gestito sino a qualche anno addietro il Dipartimento di Emergenza dell’Ospedale Garibaldi di Catania ed ha ricoperto il ruolo di Referente Regionale per il Biocontenimento oggi è Consulente Scientifico del Capo di Stato Maggiore della Marina Militare Italiana e si occupa di Biocontenimento cioè di problematiche inerenti il contrasto alle malattie infettivo-diffusive.
D/ Dott. Pintaudi, lei ha promosso nella Regione siciliana la costituzione del primo centro di biocontenimento annesso ad un Pronto Soccorso e lo ha gestito, qual è il suo pensiero su questa nuova infezione che sta interessando l’intero globo?
R/ Ogni anno i Sistemi Sanitari vengono investiti da eventi epidemici rilevanti e minacciosi che rappresentano una sfida complessa al Sistema Sanitario che si vede impegnato dal Territorio alle Unità di Malattie Infettive, passando per la Prima assistenza Territoriale e per il Pronto Soccorso Ospedaliero, pertanto questa infezione, la Covid-19, non è altro che l’ennesimo appuntamento.
D/ Questo corona virus, di cosa si tratta?
R/ Si tratta di un virus che è responsabile di banali patologie quale il comune raffreddore ma alcune sue varianti sono estremamente pericolose e sono causa di malattie dell’apparato respiratorio più importanti quali la SARS e la MERSCoV e l’attuale Covid-19 per estrema chiarezza e affinché gli ascoltatori abbiano le idee chiare e non si confondano diciamo che il corona virus di cui parliamo è stato ribattezzato SARS-CoV-2 mentre la malattia provocata dal virus è stata denominata Covid-19.
D/ Quindi dobbiamo aspettarci di vedere sui giornali i due termini?
R/ Esatto dipende dal contesto, a seconda se parliamo del virus oppure della malattia.
D/ Allora dobbiamo essere veramente preoccupati di questa nuova epidemia?
R/ In Italia, adesso, non c’è alcun pericolo. Il virus non circola, anche grazie alle misure adottate e mantenute dal Ministro Speranza. Se gli altri Paesi non adottano le misure che ha adottato l’Italia, sono loro che sbagliano non noi. Per cui non è giustificata nessuna preoccupazione, nessuna discriminazione nei confronti dei cinesi e non è necessaria nessuna precauzione particolare, se non quella di evitare i viaggi da e verso le zone interessate dall’infezione.
D/ Allora possiamo stare tranquilli?
R/ Si, possiamo stare tranquilli, però attenzione il vero pericolo è minimizzare i potenziali rischi.
D/ Cioè?
R/ Vede, si sente dire anche da persone che hanno responsabilità di gestione del momento critico, che la covid-19 è nient’altro che come un’influenza. Chiarisco subito che la Covid-19 non può essere assolutamente paragonato all’influenza, per tutta una serie di motivi: per l’influenza esiste una quota di vaccinazione della popolazione e una serie di farmaci che si sono dimostrati efficaci. Le morti che avvengono a causa dell’influenza avvengono in persone che hanno una serie di patologie collaterali importanti, che si trovano in precarie condizioni di salute e che dal virus dell’influenza ricevono il c.d. colpo di grazia. Contro il coronavirus non abbiamo nessuna immunità perché si tratta di un virus nuovo, non abbiamo un vaccino e neppure farmaci. Inoltre, la patologia causata da questo virus è probabilmente più grave di quella causata dal virus influenzale, anche in persone giovani e in perfetta salute.
D/ E quindi?
R/ E quindi non dobbiamo assolutamente abbassare la guardia.
Seguendo giornalmente l’evoluzione dell’epidemia del nuovo coronavirus ci imbattiamo ancora in commenti da parte di profani, ma anche di addetti ai lavori del tipo: «Molto rumore per nulla. Questo virus ha una letalità che, nella peggiore delle ipotesi, è pari solo al 3%». Questi sono discorsi da irresponsabili o quanto meno disinformati. È di poche ore la pubblicazione su un’autorevole rivista medica Jama di un commento in cui si ribadisce come la gravità dell’infezione non è l’unico parametro da prendere in considerazione. Quando si parla di epidemia bisogna anche considerare la facilità di trasmissione della malattia. Riportando la considerazione di Jama, la pandemia dell’influenza del 2009 non presentava una forma clinica particolarmente grave ma aveva una facilità di trasmissione molto elevata e un tasso di riproduzione di 1,7 cioè ogni persona infetta trasmetteva la malattia ad altre 1,7 persone. Nonostante la non particolare gravità morirono oltre 200 mila persone. La SARS del 2002-2003 invece, malattia molto più grave con un indice di infettività intorno a 5, cioè ogni infetto contagiava altre 5 persone, i morti sono stati solo 774.
D/ Cosa significa?
R/ Significa che nel caso della SARS il soggetto malato presentava subito una sintomatologia molto grave, si fu da subito preoccupati e quindi più guardinghi, ci si organizzò da subito in maniera globale e quindi il virus malgrado la sua malignità non riuscì a diffondersi con efficienza. È per questo che è fondamentale conoscere i dettagli sull’andamento delle diverse forme cliniche dell’infezione. È per questo che è fondamentale continuare con le misure di isolamento, le uniche attualmente in grado di controllare la diffusione del virus. Ed è per questo motivo che il nostro Paese deve continuare a perseguire la linea sin ora intrapresa.
D/ Secondo lei la situazione è destinata a peggiorare o, con il tempo, a migliorare?
R/ Presso che anche tra gli epidemiologi l’incertezza regna sovrana, ritengo che sulla base e sugli esiti delle passate minacce che abbiamo subito, si possono ipotizzare 3 scenari:
- Riusciremo a contenere l’epidemia con i sistemi che sono stati intrapresi in Cina, l’Italia e gli altri paesi dovranno limitare la circolazione degli individui. Così avvenne per la SARS del 2003 quando centinaia di persone esposte al contagio furono messe in quarantena, e furono imposte restrizioni di viaggio nelle aree a rischio.
- Il virus si estingue dopo aver contagiato il maggior numero di persone possibile quando smette di trovare persone suscettibili all’infezione,
- Il nuovo coronavirus diventerà un altro virus comune. Questa terza strada prevede che l’epidemia non si esaurisca, ma si cronicizzi in maniera meno drammatica e nel frattempo si troverà il vaccino.
D/ Lei ritiene che il nostro sistema sanitario sia preparato ad affrontare questa emergenza?
R/ Vede, stiamo parlando di Microorganismi. Virus e Batteri hanno sempre aggredito l’umanità rileggendo il Decamerone, Boccaccio descrive in maniera unica puntuale oltre che poetica come si presentò la peste del 1348. Ogni volta che un nuovo virus aggressivo come il SARS-CoV-2 bussa alla porta, non è solo il Sistema Sanitario ad essere impegnato, proprio perché non abbiamo farmaci, a disposizione, è il Sistema Paese che si deve impegnare, dalle decisioni Politiche che non possono non seguire lo sviluppo e le indicazioni sanitarie, a tutti i settori della vita civile e militare. Il pericolo maggiore è che le autorità sanitarie periferiche agiscano in maniera non perfettamente aderente a quanto le autorità centrali indicano. Vede è di queste ore la notizia che il primo caso di Covid-19 è approdata in Africa. Ora l’Africa non è l’Europa e neanche l’Italia, i sistemi sanitari del continente africano non sono al passo con i nostri.
D/ Si sta verificando quanto temuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità?
R/ Si è già verificato, e l’Africa è ad un passo dall’Italia.
D/ Sappiamo che lei fa volontariato in Africa, adesso dove si trova?
R/ In Africa.
D/ Buon lavoro dott. Pintaudi